Il signor Veneranda si fermò all’ingresso dell’autostrada Milano-Torino.
«Torino» disse il signor Veneranda al bigliettaio.
Il bigliettaio guardò il signor Veneranda e poi si guardò attorno nel piazzale deserto dove non sostava nemmeno un’automobile.
«Ma…» balbettò il bigliettaio, «e la macchina?»
«Che macchina?» domandò il signor Veneranda, stupito.
«L’automobile,» disse il bigliettaio, «lei non ha l’automobile?»
«Io no,» disse il signor Veneranda, «io non ho l’automobile. Perché? Cosa c’è di strano? C’è tanta gente che non ha l’automobile e perché la dovrei avere io? Le pare che io abbia la faccia di uno che dovrebbe avere l’automobile?»
«Io non so,» balbettò il bigliettaio, «ma se lei vuole andare a Torino con l’autostrada, dovrà pure avere un’automobile.»
«Io non vado a Torino con l’autostrada,» disse il signor Veneranda. «Non posso andarci appunto perché non ho l’automobile. E poi cosa dovrei andare a fare a Torino?»
«Non so… è lei che ha detto Torino,» balbettò il bigliettaio che non sapeva cosa dire.
«Io ho detto Torino, certamente» disse il signor Veneranda, «questo non lo nego. Ma tutti possono dire Torino quando vogliono, le pare? Non capisco perché quando uno dice Torino dovrebbe, secondo lei, andarci in automobile.»
«Va bene, ma allora lei, che cosa vuole da me?» balbettò il bigliettaio sempre più confuso.
«Io niente,» disse il signor Veneranda. «Ho detto Torino come potevo dire Roma o Genova o un’altra città. Le dispiace?»
«No, ma… senta, se lei non entra in autostrada con l’automobile, mai lasci in pace,» brontolò il bigliettaio.
«Eh, accidenti!» gridò il signor Veneranda perdendo la pazienza, «adesso dovrò comprarmi un’automobile per far piacere a lei! Ma sa che è un bel tipo? Ma guarda che razza di gente!»
E il signor Veneranda voltò le spalle al bigliettaio e si allontanò brontolando.
tratto da: Carlo Manzoni – Il Signor Veneranda
Rizzoli, 1984
illustrazione: Midjourney