Arrivarono un po’ alla volta. Prima due, poi una dozzina. Infine se ne vedevano a manciate in ogni strada. Li chiamavano “i Fabbri”.
La signora Maria li vide per la prima volta fuori dalla chiesa: erano vestiti con tute marrone scuro, cappellini con visiera marrone scuro, martelli appesi alla cinta e occhiali da sole. Avevano saldato la vecchia croce (quella che da sempre sovrastava l’ingresso) all’interno di un quadrato di metallo. Poi modificarono i lampioni per strada, poi i corrimano delle scale degli edifici pubblici. La maggior parte delle persone sembrò abituarsi presto alla comparsa di tutti quei quadrati di metallo.
Una tarda mattina, rientrando a casa, la signora Maria fece cadere arance, patate e porri a terra. Sulla parete della cucina, dove da sempre vegliava il piccolo crocifisso ereditato da sua madre, adesso era appeso un quadrato di metallo.
«Sono venuti i fabbri Marì, hanno sistemato la caldaia, la gamba del tavolo e il rubinetto di destra. Pensa che non hanno voluto nulla! Non hanno voluto neanche il caffè.»
Maria corse fuori di casa. Corse dal parroco, forse lui sapeva cosa stava succedendo, forse lui le avrebbe saputo dire qualcosa. Don Mattia la accolse con il solito sorriso a occhi stretti.
Maria si fece il segno della croce: «Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo».
«No,no no, signora Maria» – sorrise Don Mattia – «ma cosa fa? Non si ricorda neanche più come ci si segna? Nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo… e dei Fabbri».
Maria stava ancora guardando il parroco sorridente. Si girò e vide sette fabbri che la guardavano, impugnando i loro martelli.
Questo testo è la riscrittura personale di una storia improvvisata in staffetta orale tra i partecipanti al laboratorio annuale Scritture Oblique 2023-2024, nell’esercizio Racconto collettivo.