L’occhio castano si è spostato a destra, l’azzurro a sinistra. Se ne accorge lavandosi i denti allo specchio. Prima di agire, conferma il fatto per immagini d’archivio del suo volto.
Si sospetta.
Acquista alcune videocamere e le colloca in camera da letto: ne punta quattro, da diverse angolazioni, sui cuscini, mentre una riprende il letto nella sua interezza, dall’alto, appesa al lampadario.
Elimina il lenzuolo e si corica senza indumenti.
Nel primo sonno gli occhi si ritirano nelle cavità e il naso scivola in bocca, le orecchie raccolgono i capelli in una coda stringendo i padiglioni.
Successivamente, una gamba si rifugia nell’ano mentre l’altra si allontana verso il bagno con rapidi movimenti delle dita del piede. Le mani si introducono nell’ombelico e non ne escono fino all’alba.
Ogni componente riprende il suo posto nei dieci secondi che precedono il risveglio. Per ultimi, gli occhi spuntano nelle orbite e le palpebre si aprono.
È così, dunque, che ogni giorno impunemente si fa sé. L’errore dei bulbi è stato banale e incriminante.
Si delude.
Mostra i video alla polizia, che prontamente inaugura un’indagine sul lenzuolo disperso.
tratto da: Carlo Sperduti – Spostamenti
Tic Edizioni, 2024
illustrazione: Midjourney
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