Il coniglio di Natale

Roberto era un coniglio di Natale. Era bianco e girava sempre con un cestino pieno di palline di natale dalla forma allungata. Tutti scambiavano le palline per uova, e lo chiamavano Coniglio Pasquale.

Roberto era un coniglio di Natale. Era bianco e girava sempre con un cestino pieno di palline di Natale dalla forma allungata. Tutti scambiavano le palline per uova e lo chiamavano Coniglio Pasquale.
Roberto era stufo: perché solo per il fatto che fosse un coniglio tutti dovevano associarlo alla Pasqua?
Voleva essere una renna: nessuno si sarebbe mai sognato di dire ad una renna “Buona Pasqua”; vedendole, tutti pensavano al Natale. Perché non poteva essere lo stesso anche per lui?
Un giorno Roberto si stufò e decise di cambiare vita. Prese la macchina ed andò in Lapponia, per sottoporsi ad un intervento di chirurgia estetica. Il viaggio fu lungo e Roberto era molto spaventato, ma continuò per la sua strada fino a quando arrivò al Centro.
Quando uscì dal doloroso intervento, ancora un po’ stordito, era diventato una renna bellissima. Aveva il naso rosso, la pelliccia scura e gli zoccoli, e anziché emettere uno stridulo squittio, riusciva a bramire possentemente.
Si sentiva rinato e non stava più nella pelle all’idea di sfilare per le strade della sua città, pregustando già le grida entusiaste dei bambini che lo avrebbero certamente associato al Natale.
Una volta tornato al paese, iniziò ad andare di casa in casa con la sua cesta di palline e la busta di regali, ma la reazione non fu quella che si aspettava: perché la gente rideva di lui?
Roberto non riusciva a capire cosa non andasse in lui: non era forse diventato una bellissima renna? Così, disperato, corse a casa a guardarsi allo specchio.
Solo allora si rese conto che sopra alla testa, al posto delle corna, gli avevano lasciato le lunghe orecchie da coniglio. Ecco perché la gente rideva! Più che una possente renna assomigliava a uno stupido asino.
Stufo dell’ennesimo scherzo del destino, decise di buttarsi dalla finestra per farla finita. Ma anche lì ci fu un problema: essendo in parte renna, non poteva precipitare.
Così Roberto rimase a fluttuare dolcemente in cielo per il resto della sua vita.

Questo testo è lo sviluppo di un esercizio sull’uso dei simboli, svolto durante il corso annuale di Scrittura Creativa all’AANT di Roma.

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